Il filosofo di campagna, libretto, Brunswick, [1765] (La serva accorta)

 ATTO TERZO
 
 SCENA PRIMA
 
 Luogo campestre con casa rustica di Nardo.
 
 EUGENIA e RINALDO
 
 EUGENIA
965Misera! A che m'indusse
 un eccesso d'amor? Tremo, pavento.
 Parlar mi sento al core,
 giustamente sdegnato, il genitore.
 RINALDO
 Datevi pace; alfine
970siete con chi v'adora;
 siete mia sposa.
 EUGENIA
                                Ahi non lo sono ancora.
 
 SCENA II
 
 LA LENA di casa e detti
 
 LA LENA
 Questa, se non m'inganno,
 di don Tritemio è la figliuola.
 EUGENIA
                                                        Dite,
 pastorella gentile, è albergo vostro
975questo di dove uscite?
 LA LENA
                                           Sì signora.
 EUGENIA
 Vorrei nel vostro tetto
 passar per un momento.
 LA LENA
 Sola passate pur, che mi contento.
 RINALDO
 Perché sola? Son io,
980pastorella gentile, il di lei sposo.
 LA LENA
 Davvero?
 EUGENIA
                     Deh per pietà vi prego...
 LA LENA
 Che sì, che al genitore
 l'avete fatta bella?
 EUGENIA
 Amabil pastorella,
985voi non sapete al core
 quanto altero comandi il dio d'amore.
 LA LENA
 (Mi fa pietà). Sentite,
 v'offro l'albergo mio ma con un patto
 che subito sul fatto
990in mia presenza e d'altro testimonio
 si faccia e si concluda il matrimonio.
 EUGENIA
 Sì sì, ve lo prometto.
 Andiam nel vostro tetto, se vi aggrada.
 LA LENA
 Precedetemi voi, quella è la strada.
 EUGENIA
995Andiam, Rinaldo amato.
 L'innocente desio seconda il fatto.
 
    Che più bramar poss'io?
 Che più dal cielo aspetto?
 Andrò col mio diletto
1000la pace ad incontrar.
 
    Del genitore alfine
 si placherà lo sdegno.
 Amor prenda l'impegno
 quest'alme a consolar. (Entra in casa di Nardo)
 
 SCENA III
 
 RINALDO e LA LENA
 
 RINALDO
1005Ninfa gentile, al vostro cor son grato.
 In braccio al mio contento
 per voi andrò... (In atto di partire)
 LA LENA
                                Fermatevi un momento.
 Se grato esser volete,
 qualche cosa potete
1010fare ancora per me.
 RINALDO
                                       Che non farei
 per chi fu sì pietosa a' desir miei?
 LA LENA
 Son contadina, è vero.
 Ma ho massime civili e buona dote;
 son di Nardo nipote,
1015maritarmi vorrei con civiltà.
 Da voi, che siete un cavalier compito,
 secondo il genio mio spero un marito.
 RINALDO
 Ritrovar si potrà.
 LA LENA
                                  Ma fate presto;
 se troppo in casa resto
1020col zio, che poco pensa alla nipote,
 perdo e consumo invan la miglior dote.
 
    Ogn'anno passa un anno,
 l'età non torna più;
 passar la gioventù
1025io non vorrei così,
 ci penso notte e dì.
 
    Vorrei un giovinetto
 civile, graziosetto,
 che non dicesse un no,
1030quand'io gli chiedo un sì. (Entra nella casa sudetta)
 
 SCENA IV
 
 RINALDO solo
 
 RINALDO
 Di Nardo nell'albergo,
 che fu già mio rival, ci porta il fato;
 ma Nardo ho ritrovato
 meco condiscendente e non pavento;
1035ed ho cor d'incontrare ogni cimento.
 
    Guerrier, che valoroso
 nell'assalir si veda,
 quand'ha in poter la preda,
 perderla non saprà.
 
1040   Pianti, fatiche e stenti
 mi costa l'idol mio.
 Barbaro fato e rio
 tormela non potrà. (Entra nella casa sudetta)
 
 SCENA V
 
 DON TRITEMIO e poi LA LENA
 
 DON TRITEMIO
 Figlia, figlia sgraziata,
1045dove sei? Non ti trovo; ah se Rinaldo
 mi capita alle mani,
 lo vuo' sbrannar, come fa l'orso i cani.
 LA LENA
 Signor, che cosa avete
 che sulle furie siete?
1050Fin là dentro ho sentito
 che siete malamente inviperito.
 DON TRITEMIO
 Ah! Son assassinato.
 M'han la figlia involato;
 non la trovo, non so dov'ella sia.
 LA LENA
1055E non vi è altro?
 DON TRITEMIO
                                 Una minchioneria!
 LA LENA
 Eugenia, vostra figlia,
 è in sicuro, signor, ve lo prometto,
 e collo sposo suo nel nostro tetto.
 DON TRITEMIO
 Là dentro?
 LA LENA
                       Signorsì.
 DON TRITEMIO
1060Collo sposo!
 LA LENA
                         Con lui.
 DON TRITEMIO
                                          Ma Nardo dunque...
 LA LENA
 Nardo, mio zio, l'ha a caro.
 Per ordin suo vo a prender il notaro. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 DON TRITEMIO, poi NARDO
 
 DON TRITEMIO
 Oh questa sì ch'è bella,
 Nardo, a cui l'ho promessa,
1065me l'ha fatta involar? Per qual ragione.
 Sì sì, l'ha fatta da politicone.
 NARDO
 Io creppo dalle risa.
 Oh che caso ridicolo e giocondo!
 Oh che gabbia de pazzi è questo mondo!
 DON TRITEMIO
1070(Eccolo qui l'amico). (Vedendo Nardo)
 NARDO
                                         (Ecco il buon padre).
 DON TRITEMIO
 Galantuomo, che fa la figlia mia?
 NARDO
 Bene al comando di vossignoria.
 DON TRITEMIO
 Rapirmela mi pare
 una bella insolenza.
 NARDO
1075La cosa è fatta e vi vorrà pacienza.
 DON TRITEMIO
 E lei, quella sfacciata,
 cosa dice di me?
 NARDO
                                 Non dice niente.
 DON TRITEMIO
 Non teme il padre?
 NARDO
                                      Non l'ha neanco in mente.
 DON TRITEMIO
 Basta, chi ha fatto il male
1080farà la penitenza.
 Dote non ne darò certo, certissimo.
 NARDO
 Sì sì, fate benissimo.
 Stimo que' genitori,
 cui profittan dei figli anco gli errori.
 DON TRITEMIO
 
1085   Da me non speri
 d'aver un soldo,
 se il manigoldo
 vedessi lì.
 
    Se se n'è andata,
1090se si è sposata,
 da me non venga,
 non verrò qui.
 
    Chi ha avuto ha avuto;
 chi ha fatto ha fatto.
1095Non son sì matto,
 non vuo' gettare,
 non vuo' dotare
 la figlia ardita
 che se n'è gita
1100da me così.
 
 SCENA VII
 
 NARDO, poi LA LENA e CAPOCCHIO notaro
 
 NARDO
 A Rinaldo per ora
 basterà in consorte;
 poi doppo la sua morte il padre avaro
 a suo dispetto lascierà il denaro.
 LA LENA
1105Venite a stipulare
 delle nozze il contratto. (A Capocchio)
 CAPOCCHIO
 Eccolo qui, l'avevo mezzo fatto.
 NARDO
 Andate in casa mia,
 l'opera terminate;
1110l'ordine seguitate
 dei due sponsali in un contratto espressi
 colle stesse notizie e i nomi stessi.
 CAPOCCHIO
 Sì signor, si farà.
 Ma poi chi pagherà?
 NARDO
                                        Bella domanda!
1115Pagherà chi è servito e chi comanda.
 LA LENA
 Sentitte, se si fanno
 scritture in casa mia,
 voglio la senseria.
 CAPOCCHIO
                                   Come?
 LA LENA
                                                   Dirò,
 se mi mariterò,
1120come spero di farlo prestamente,
 la scrittura m'avete a far per niente. (Entra in casa)
 
 SCENA VIII
 
 NARDO e CAPOCCHIO
 
 CAPOCCHIO
 Vostra nipote è avara, come va.
 NARDO
 Credetemi, lo fa senza malizia;
 delle donne un costume è l'avarizia.
 CAPOCCHIO
1125Son lente nello spendere,
 egli è vero, ma son leste nel prendere.
 
    Voi che filosofo
 chiamato siete,
 dirmi saprete
1130come si dia
 di simpatia
 forza e virtù.
 
    La calamita
 tira l'acciaro.
1135Tira l'avaro
 l'oro ancor più. (Entra in casa)
 
 SCENA IX
 
 NARDO, poi LESBINA
 
 NARDO
 Nato son contadino,
 non ho studiato niente
 ma però colla mente
1140talor filosofando a discrezione
 trovo di molte cose la ragione.
 LESBINA
 Ma capperi! Si vede,
 affé, che mi volete poco bene.
 Nel giardino v'aspetto e non si viene.
 NARDO
1145Un affar di premura
 m'ha trattenuto un poco.
 Concludiam, se volete, in questo loco.
 LESBINA
 Il notaro dov'è?
 NARDO
                                Là dentro. Ei scrive
 il solito contratto
1150e si faranno i due sponsali in un tratto.
 LESBINA
 Ma se Eugenia fuggì...
 NARDO
                                           Fu ritrovata.
 Là dentro è ricoverata
 e si fa con Rinaldo l'istrumento.
 LESBINA
 Don Tritemio che dice?
 NARDO
                                              Egli è contento.
 LESBINA
1155Dunque, quand'è così, facciamo presto.
 Andiam, caro sposino.
 NARDO
                                           Sì mia cara,
 porgetemi la mano.
 LESBINA
                                       Eccola pronta.
 NARDO
 Del nostro matrimonio
 invochiamo Cupido in testimonio.
 LESBINA
 
1160   Lieti canori augelli
 che tenerelli amate,
 deh testimon voi siate
 del mio sincero amor.
 
 NARDO
 
    Alberi, piante e fiori,
1165i vostri ardori ascosi
 insegnino a due sposi
 il naturale amor.
 
 LESBINA
 
    Par che l'augel risponda:
 «Ama lo sposo ognor».
 
 NARDO
 
1170   Dice la terra e l'onda:
 «Ama la sposa ancor».
 
 LESBINA
 
    La rondinella
 vezzosa e bella
 solo il compagno
1175cercando va.
 
 NARDO
 
    L'olmo e la vite,
 due piante unite
 ai sposi insegnano
 la fedeltà.
 
 LESBINA
 
1180   Io son la rondinella
 ed il rondon tu sei.
 
 NARDO
 
 Tu sei la vite bella,
 io l'olmo esser vorrei.
 
 LESBINA
 
    Rondone fido,
1185nel caro nido
 vieni, t'aspetto.
 
 NARDO
 
 Prendimi stretto,
 vite amorosa,
 diletta sposa.
 
 A DUE
 
1190   Soave amore,
 felice ardore,
 alma del mondo,
 vita del cor.
 
    No, non si trova,
1195no, non si prova
 più bella pace,
 più caro ardor. (Partono ed entrano in casa)
 
 SCENA X
 
 DON TRITEMIO
 
 DON TRITEMIO
 Diamine! Che ho sentito?
 Di Lesbina il marito
1200pare che Nardo sia.
 Che la filosofia
 colle ragioni sue
 accordasse ad un uom sposarne due?
 Quel che pensar non so;
1205all'uscio picchierò. Verrano fuori;
 scoprirò i tradimenti e i traditori.
 
 SCENA XI
 
 LA LENA e detti
 
 LA LENA
 Chi è qui?
 DON TRITEMIO
                       Ditemi presto;
 cosa si fa là dentro?
 LA LENA
 Finito è l'istrumento;
1210si fan due matrimoni.
 Tra gli altri testimoni,
 che sono cinque o sei,
 se comanda venir, sarà anco lei.
 DON TRITEMIO
 Questi sposi? Quai son?
 LA LENA
                                               La vostra figlia
1215col cavalier Rinaldo.
 DON TRITEMIO
 Cospetto! Mi vien caldo.
 LA LENA
 E l'altra, padron mio,
 è la vostra Lesbina con mio zio.
 DON TRITEMIO
 Come? Lesbina? Oimè; no, non lo credo.
 LA LENA
1220Eccoli tutti quattro.
 DON TRITEMIO
                                      Ahi! Cosa vedo?
 EUGENIA
 
    Ah genitor, perdono...
 
 RINALDO
 
 Suocero, per pietà...
 
 LESBINA
 
    Sposa, signor, io sono.
 
 NARDO
 
 Quest'è la verità.
 
 DON TRITEMIO
 
1225   Perfidi, scelerati,
 vi siete accommodati?
 Senza la figlia mesto,
 senza la sposa resto.
 Che bella carità.
 
 LA LENA
 
1230   Quando di star vi preme
 con una sposa insieme,
 ecco, per voi son qua.
 
 DON TRITEMIO
 
    Per far dispetto a lei,
 per disperar colei,
1235Lena mi sposerà.
 
 TUTTI
 
    Sia per diletto,
 sia per dispetto,
 amore al core
 piacer darà.
 
 Fine del drama giocoso
 
 Siegue il ballo.